I jeans nella storia, da pantaloni operai a status symbol

I jeans nella storia, da pantaloni operai a status symbol

Breve storia dei jeans, da oltre un secolo icona della moda mondiale. Dalle origini genovesi alla doppia paternità americana, dal binomio inscindibile con il tessuto denim fino alle mille facce dei modelli contemporanei.

Cinema, televisione, teatro, arte, scrittura. Non c’è espressione creativa che non abbia preso in prestito dalla moda i jeans, per utilizzarli come simbolo e icona di stile. Il pantalone per eccellenza, nato “da uomo” ma divenuto ben presto mito unisex. Una parabola di successo che ha radici antiche e che non accenna a perdere forza. Perché, ancora oggi, i pantaloni jeans sono i più diffusi nei guardaroba maschili. Anzi, ci sono uomini che nell’armadio hanno praticamente solo quelli. Il segreto di tanta incrollabile passione è senza dubbio la comodità, che negli anni si è unita ad un appeal estetico sempre crescente.

Un’icona con due padri e origini italiane 

Pochi lo sanno, ma i jeans hanno origini italiane, almeno secondo la ricostruzione storica più accreditata. Per essere più precisi, genovesi. Il termine jeans, infatti, deriverebbe da Jeane o Jannes, che era il modo in cui i francesi, nel 1500, chiamavano Genova. Dall’allora potente repubblica marinara, infatti, partivano ogni giorno ingenti carichi di tessuti, destinati a tutta l’Europa. Tra questi, anche il fustagno prodotto a Chieri, di colore blu (simile all’attuale denim), con cui furono prodotti i più risalenti antenati dei jeans.

Ufficialmente, però, i pantaloni jeans nascono solo trecento anni dopo, negli Stati Uniti. Ad inventarli, nel 1871, è il sarto Jacob Davis, ma a brevettarli è l’imprenditore tedesco Levi Strauss, fondatore dell’omonima azienda, oggi leader proprio nella vendita dei jeans. Il tessuto utilizzato da Davis e Levi Strauss è il denim. I pantaloni, infatti, devono essere molto resistenti, perché sono abiti da lavoro, pensati soprattutto per i minatori (da qui la necessità di prevedere molte tasche).

Denim o non denim, questo è il dilemma?

Anno dopo anno, i jeans evolvono, fino ad arrivare alla linea attuale. Le caratteristiche essenziali che li rendono facilmente riconoscibili sono i rivetti in rame (utili a rinforzare le cuciture), il bottone in metallo centrale e le cinque tasche. Il fatto che siano confezionati in denim, invece, non è essenziale. Spesso si tende a confondere le due cose, mentre vanno distinte: i jeans sono un modello di pantaloni, il denim è un tessuto. D’altra parte, è innegabile che i due elementi siano talmente connessi da risultare sovrapponibili. I jeans per eccellenza sono quelli in denim.

Dalla fabbrica alle passerelle 

Ma torniamo alla storia. Perché nel giro di un secolo, il ruolo dei jeans muta radicalmente. Fino alla II guerra mondiale, restano un abbigliamento da lavoro, diffuso soprattutto negli Stati Uniti. Li indossano, oltre ai minatori, i cow boy, i contadini e gli operai. Qualcosa inizia a cambiare nel 1937, quando un paio di jeans finisce sulla copertina della rivista di moda Vogue. La svolta, però, avviene negli anni ’50, quando i jeans arrivano al cinema, grazie a due attori che hanno fatto la storia: James Dean e Marlon Brando. Dal grande schermo alle sfilate di moda il passo è breve. I jeans entrano nelle collezioni dei più grandi stilisti ed assumono diverse facce: sabbiati, satinati, scoloriti, addirittura strappati. Mille volti che però confermano le loro origini popolari: in un jeans, ciò che affascina, è il suo aspetto vissuto, che dona a chi lo indossa un’aura di seducente ruvidezza.